Il nome è potere: come l’omonimia può condizionare un’indagine

Sappiamo come nelle tribù cosiddette “primitive” spesso il nome restasse segreto per non trasferire al nemico parte del proprio potere. Nel nome è il nostro destino e la nostra irripetibilità. Come ci si può sentire sapendo che esso non è del tutto nostro, e che dunque è “ripetibile”? Come può quel nome che io porto evocare un’altra persona? Come posso riappropriarmi del mio nome? È una battaglia persa in partenza, almeno senza il nostro aiuto!

Vogliamo farvi partecipare alle nostre indagini, e con partecipazione intendiamo che vogliamo dimostrarvi quanto possa essere facile sbagliare un’intera indagine incappando in inaspettate omonimie. Sembra una circostanza rara, invece la nostra esperienza ci ha insegnato che l’omonimo è sempre dietro l’angolo. E, badate bene, non si tratta del solito e povero bersagliato Rossi Giuseppe, ma di omonimie che non parrebbero tali. Vogliamo a questo punto raccontarvi qualche episodio che chiarirà anche l’importanza dell’analisi e della ricerca di fronte al “dato grezzo”.

Il primo caso riguarda un’indagine svolta per conto di un nostro cliente su una coppia bergamasca, con l’obiettivo di rintracciare patrimonialità aggredibili. Inizialmente la ricerca sembrava osservare i canoni dell’ordinarietà, quando a un certo punto uno dei nostri analisti avverte qualcosa di strano nei dati che sta esaminando. Ebbene, dalla comproprietà di un bene immobile emerge una fantastica omonimia: ben due donne con lo stesso nome, nate lo stesso giorno, nello stesso paese, entrambe emigrate nel bergamasco nello stesso periodo. L’unica differenza? Sono coniugate con due uomini diversi… per fortuna!

Il nostro preciso e pignolo analista si accorge dell’omonimia controllando, appunto, la proprietà di un bene immobile risultante da una visura ipotecaria: questo è cointestato con un soggetto diverso dal marito della nostra indagata. A questo punto il team Ponzi inizia un’investigazione ad ampio raggio, attraverso la quale scopre che il cointestatario del presunto bene della debitrice è il marito di un’altra donna omonima, che le due omonime sono cugine e che, pensate, è stato addirittura assegnato loro il medesimo codice fiscale.

Abbiamo inoltre verificato che era in atto una riassegnazione dei codici fiscali, e che presso tutti i pubblici uffici sono stati effettuati numerosi errori di ogni genere a causa di tale omonimia, a cominciare dall’intestazione delle proprietà immobiliari, che non è poco!

In conclusione, senza il nostro intervento il cliente avrebbe magari effettuato un pignoramento su un bene che in realtà non faceva parte del patrimonio immobiliare del suo debitore: un vero disastro.

Un altro caso simile ha riguardato una coppia di gemelli. Il nostro simpatico debitore questa volta declina al cliente le generalità di un altro soggetto, cioè invece di Mario Rossi (nome di fantasia) dichiara di essere Giuseppe Rossi (di nuovo, nome di fantasia). Avviate le indagini, l’investigatore cui le ricerche sono affidate si accorge che, per uno strano caso, all’indirizzo fornito dal cliente non abita nessun Mario Rossi, ma vive invece un certo Giuseppe Rossi. Le cose si complicano ulteriormente quando l’investigatore scopre che Giuseppe è il fratello gemello (e neanche troppo furbo) di Mario.

Nuovamente, grazie all’intervento di Ponzi il nostro cliente è riuscito a porre rimedio a un errore che gli avrebbe altrimenti fatto perdere non poco tempo nel procedimento in corso.

In definitiva, per indagare occorre sempre e comunque la massima attenzione, perché le sorprese sono in agguato.

E che dire delle “omonimie truffaldine”, cioè quelle create ad arte per ingannare il proprio creditore? Parecchie volte ci siamo imbattuti in soggetti che, all’atto della sottoscrizione di contratti, dichiarano le generalità complete di un loro omonimo. Ovviamente, quello che accade è che lo sventurato si vede recapitare cartelle esattoriali, bollettini di pagamento postali e quant’altro, di cui non conosce la provenienza. A questi casi si aggiungono poi quelli ancora più penalmente rilevanti relativi alla falsificazione di documenti, circostanze poi non così rare, attraverso le quali personaggi senza scrupoli acquistano ogni genere di bene o servizio, fornendo generalità e documenti completamente falsi.

Per non parlare dei “morti viventi”! Pensate a quelle persone che hanno un omonimo “passato a miglior vita”, e che a un certo punto, pur essendo vive, ricevono decine di telefonate per scegliere tombe, addobbi funerari e cerimonie funebri. Insomma, è proprio il caso di toccare ferro.

Potremmo citarvi molti altri consimili episodi, ma la conclusione è sempre la stessa: i professioni dell’informazione si trovano quotidianamente ad affrontare decine e decine di “casi strani”. Il nostro mestiere non ha nulla di ordinario, ma tutto di speciale – e specializzato.

Morale della favola: gira gira, la freccia cade addosso a chi la tira.

Nel dubbio, noi ci siamo.

Torna su